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La verità su Rosarno: i primi morti vent’anni fa

15/02/2010
14.49
IMMIGRAZIONE

Le aggressioni iniziate nel 1990 e riportate alla luce dal giornalista Alessio Magro nel dossier Arance Insanguinate di daSud Onlus. “Colpire i neri diventa un rito di iniziazione per i giovani aspiranti ‘ndranghetisti della Piana”

Reggio Calabria – Rosarno e gli immigrati africani: una scia di sangue, feriti e morti lunga vent’anni. E’ su queste vittime dimenticate che fa luce il Dossier Arance Insanguinate, pubblicato dall’associazione contro la ‘ndrangheta daSud Onlus, che dal 2005 lavora per riportare alla luce le storie delle vittime delle ‘ndrine. Si chiamavano Abdelgani Abid e Sari Mabini. Avevano vent’anni nel 1992, quando la loro vita si fermò in un agguato mafioso a Rosarno. Erano algerini. Veniva invece dalla Costa d’Avorio Mourou Kouakau Sinan, ucciso in una sparatoria due anni dopo, nel 1994. E nel 1996 un africano tra i 25 e i trent’anni viene ritrovato nelle campagne di Laureana di Borrello in avanzato stato di decomposizione. Milite ignoto di questa guerra dello sfruttamento mafioso del lavoro immigrato, per cui nessuno ha eretto un monumento. “Era un fantasma, lo è anche da morto”, scrive il giornalista calabrese Alessio Magro, autore dell’articolo “Vent’anni fa i primi morti. Dimenticati”. Il documento fa parte dell’archivio online Stopndrangheta.it e ricostruisce il passato del razzismo mafioso nella Piana di Gioia Tauro. Il dossier, presentato oggi nel palazzo della Provincia di Reggio Calabria e il 18 febbraio a Roma al Nuovo Cinema Aquila nel corso di un’assemblea cittadina verso il Primo marzo, raccoglie materiale eterogeneo, a partire dai primi articoli del 2006. Notizie, fotografie, video e approfondimenti, online e in versione cartacea, con all’interno anche i reportage di Redattore Sociale che lanciavano l’allarme sull’emergenza umanitaria di Rosarno. Il documento sarà portato oggi alla commissione parlamentare antimafia in visita nella città dello Stretto e domani a una delegazione del Parlamento europeo, che incontrerà le associazioni a Lamezia Terme.

“Le aggressioni ai neri iniziano nel 1990 – si legge nel dossier- la sera del 10 settembre a subire una gambizzazione a colpi di pistola è il giovane 28enne Mohamed El Sadki. Stessa sorte tocca un anno dopo, il 23 dicembre del ’91, all’algerino 24enne Mohammed Zerivi”. Un mese dopo, il 27 gennaio del ’92 due giovani algerini Malit Abykzinh, di 24 anni e Boumtl Rabah, di 27 anni, finiscono in ospedale. Il primo con ferite gravissime all’addome, il secondo con una mano trapassata dai proiettili. Rientrando a casa avevano sopreso dei ladri che cercavano di forzare la porta e che gli avevavo sparato contro. Furti senza logica, perché prendono di mira case poverissime, sparatorie continue verso gli ultimi arrivati, che sono i più deboli. Negli archivi è rimasta traccia degli episodi più tragici, ma tantissime altre violenze e forse altri morti mai rivendicati da nessuno, cadaveri senza identità, sono nascosti nel passato di Rosarno. E’ questa l’ipotesi che prende corpo nel dossier. “Colpire i neri diventa quasi un rito di iniziazione per i giovani aspiranti ‘ndranghetisti della Piana”.
A fine gennaio del 1992 viene arrestato un giovane rosarnese per le rapine agli africani. In paese il clima diventa ancora più difficile per gli immigrati. Nella notte dell’11 febbraio, tre algerini vengono fermati per le strade e fatti salire in auto con la promessa di un lavoro in campagna. E’ un agguato. In località Scattareggia, una zona isolata, vengono colpiti a pistolettate. Due muoiono. Si tratta di Abid e Mabini. Il terzo, un diciannovenne di nome Murad Misichesh fugge ferito al collo. Con una fucilata al petto muore Mourou Kouakau Sinan, 41 anni, ivoriano. E’ il 18 febbraio del 1994 e nella sparatoria difronte a un casolare diroccato restano feriti anche due ragazzi del Burkina Faso, Bama Moussa, di 29 anni e Homade Sare, di 31. Ancora una volta teatro dell’agguato è un rifugio di fortuna in cui dormono in 15. (vedi lancio successivo) (raffaella cosentino)
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