Archivio per 17 gennaio 2010

Rosarno 1980, l’omicidio di Peppe Valarioti

E’ la notte tra il 10 e l’11 giugno del 1980, Giuseppe Valarioti, giovane professore di lettere con la passione per l’archeologia e la tessera del Pci di Rosarno in tasca (è il segretario di sezione) è al ristorante con i compagni: il partito ha vinto le amministrative e c’è da festeggiare. Finita la cena esce dal locale, arriva una pioggia di fuoco: Peppe Valarioti muore tra le braccia del suo compagno (e padre politico) Peppino Lavorato. E’ la conclusione drammatica di settimane ad alta tensione, di minacce e intimidazioni, miste ad entusiasmo e, a volte, incoscienza. Si va avanti, anche se di notte gli ‘ndranghetisti tentano di incendiare la sezione del partito e distruggono le auto dei militanti. Anche se i manifesti elettorali vengono capovolti. Non strappati o coperti, capovolti. Non è la stessa cosa. Il Pci para i colpi: comizi e manifestazioni, volantinaggi e porta a porta. Dopo la batosta del 1979 il Pci non si può permettere di perdere ancora. Le cosche però non possono accettare che si parli apertamente dei loro traffici e affari. Peppe e Peppino, i compagni della sezione lo sanno e vanno avanti: condannano i tentativi della mafia di controllare le cooperative agricole, difendono il territorio dalla ‘ndrangheta, dalla speculazione edilizia e dalle infiltrazioni. Peppe è un passo avanti agli altri e non smorza i toni nonostante i compagni di partito, i parenti, la fidanzata gli chiedano prudenza. Lui ascolta ma va avanti e organizza un comizio contro gli ‘ndranghetisti, nella piazza principale di Rosarno, proprio il giorno in cui si svolgono i funerali della madre del boss Giuseppe Pesce. Da una parte Peppe e i suoi, dall’altra il boss e i suoi uomini: in mezzo la gente di Rosarno. Un affronto mai visto, a pochissimi giorni dalle elezioni. La sfida finale. Vince il Pci, gli uomini dei clan non vengono eletti. La ‘ndrangheta reagisce e lo uccide. Durante la festa, perché sia chiaro per tutti. Peppino Lavorato terrà aperta la sezione del Pci di Rosarno. E dieci anni dopo diventerà sindaco del paese. Nel nome di Valarioti. Che non ha avuto giustizia.

da. Il manifesto e Unical.

LAVORATO: ROSARNO, BATTAGLIA PER LIBERARCI DALLA MAFIA

di Giuseppe Lavorato

Da molti anni i cittadini rosarnesi soffrono sulla propria pelle la presenza violenta e sanguinaria della ’ndrangheta. I numerosi omicidi, i ferimenti, le prepotenze, le estorsioni sono l’opera criminale e funesta della ‘ndrangheta . Da quindici, venti anni queste violenze si abbattono in forme ancora più gravi sugli ultimi arrivati, le donne e gli uomini scappati dai loro paesi per sfuggire alla fame, alle guerre, alle torture di regimi corrotti e liberticidi : i migranti. Sono in grandissima parte giovani che, per salari di fame offrono le loro braccia, i loro saperi, la loro generosità alle persone in difficoltà, alla vita cittadina ed alla sua economia. In particolare all’economia agrumicola, che fino agli anni ’60 dava redditi decorosi ai piccoli e medi proprietari che sono i soggetti sociali prevalenti sul territorio.

Nei primi anni ’70 iniziò il cambiamento ed il decadimento economico per concomitanti fattori. La caduta del prezzo del prodotto per l’ingresso nel mercato europeo di arance di altre nazioni del bacino del Mediterraneo ; le politiche governative ed europee che, invece di aiutare i contadini a trasformare e migliorare il prodotto, produssero meccanismi perversi che incentivarono le truffe; e, soprattutto, l’allontanamento violento di quei corretti commercianti che ad ogni inizio di annata agrumaria arrivavano nelle campagne e compravano gli agrumi a prezzo di mercato, conveniente e remunerativo per gli agricoltori. Con intimidazioni e minacce, li allontanò la ‘ndrangheta per rimanere unica acquirente ed imporre un prezzo sempre più basso al produttore. E nel corso degli anni si è impossessata di tutta la filiera agricola. Dalle campagne , ai trasporti, alla mercati. Impone il prezzo basso ai coltivatori, il sottosalario ai braccianti, il prezzo alto ai consumatori: deruba tutti.

Questi introiti si aggiungono agli altri molto più ricchi e vantagiosi : traffico delle droghe, delle armi, attività industriali e commerciali, appalti e cantieri pubblici , estorsioni, etc. Essa sa che per continuare ad arricchirsi deve mantenere integro il suo imperio su tutto il territorio, imponendolo con la violenza, il terrore ed il silenzio impaurito dei colpiti.

L’anno scorso questa trama è stata spezzata. L’hanno spezzata i più poveri, i migranti africani. Quando due giovani furono feriti da colpi di pistola, i neri in massa si sono recati a denunciare e collaborare con le forze dell’ordine, determinando il conseguente arresto dei presunti colpevoli. Un episodio esemplare per quanti vogliono seriamente liberarsi dall’oppressione mafiosa. Così fu interpretato da quanti proponemmo alla Commissione Straordinaria che amministra il comune di attribuire il ‘Premio Giuseppe Valarioti’ ai migranti africani ed Antonello Mangano che volle dare al suo libro il titolo : ‘Gli Africani salveranno Rosarno’ E così lo intese anche la ‘ndrangheta : un esempio pericoloso per il suo controllo del territorio. Le persone vessate se si uniscono possono battere i prepotenti ed i violenti. La ‘ndrangheta non ha digerito l’episodio, l’ha messo nella sua memoria ed ha utilizzato l’occasione opportuna per vendicare la sconfitta dell’anno scorso, per chiudere e vincere la partita, così dimostrando a tutti che nessuno può opporsi ad essa, senza subire violenta rappresaglia. Ecco i fatti come emergono dai resoconti giornalistici. Giovedì due neri colpiti con arma da fuoco nei pressi di due diversi luoghi ad altissima concentrazione di migranti e , come ha scritto qualche giornale anche beffeggiati. La contemporanea diffusione della falsa notizia che erano stati uccisi altri quattro ( ne parla il funzionario di polizia Enzo Letizia su l’Unità di domenica 10 gennaio) ha scatenato la violenta reazione che ha danneggiato e terrorizzato soprattutto persone pulite ed oneste, che spesso hanno partecipato anche alla costruzione di momenti e fatti di solidarietà , accoglienza, integrazione con i migranti. Ciò ha permesso a gruppi di delinquenti di inserirsi nella protesta della popolazione onesta danneggiata ed impaurita, per strumentalizzarla ed aprire la caccia violenta ai neri e la cacciata dei neri africani. Fatto altamente significativo: non di tutti i migranti, ma solo dei neri , quelli che alla ‘ndrangheta si sono ribellati. Bisogna lavorare affinché i gravissimi criminali episodi di rappresaglia sui più poveri ed umili della terra che hanno indignato l’Italia ed il mondo civile, aprano gli occhi anche ai cittadini onesti di Rosarno che sono la stragrande maggioranza della popolazione. Per raggiungere questo risultato non bisogna nascondersi dietro un dito.

La rappresaglia e la cacciata dei migranti neri hanno macchiato pesantemente l’immagine del paese ed aperto una ferita profonda e dolorosissima

Per molti anni, senza alcuno aiuto dei governanti nazionali e regionali, generosi cittadini, associazioni di volontariato, comunità religiose, amministratori si sono fatti carico di tenere presenti e vivi , nella difficile e degradata e pericolosa situazione del paese,i sentimenti della umana fratellanza fra comunità di diversa condizione, storia e cultura. Un lavoro che sembra essersi disperso, con il pericolo di un gravissimo arretramento culturale e civile. Rinverdendo una grande, nobile storia di lotte sociali e civili e di solidarietà umana, oggi le donne e gli uomini puliti e generosi che a Rosarno sono presenti e vitali, qualunque sia il loro pensiero politico, devono caricarsi del gravoso compito di risanare la ferita ed il rapporto con i migranti e combattere assieme a loro la battaglia per liberare tutta la popolazione dalla violenza mafiosa.

Giuseppe Lavorato Già sindaco di Rosarno


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